Energia elettrica, prospettive per il Ticino

La diga di Vogorno, in Valle Verzasca
La diga di Vogorno, in Valle Verzasca

Università della Svizzera italiana

11 Maggio 2017

Nel contesto del mandato di prestazione dell’IRE, l’Osservatorio Finanze Pubbliche ed Energia dell’USI (O-FPE) ha analizzato la situazione del mercato elettrico ticinese, con un’analisi che lo confronta al resto della Svizzera, alla vicina Lombardia, e anche al contesto europeo dei Paesi confinanti.

Dallo studio emergono alcuni elementi utili per la discussione nella prospettiva dei cambiamenti in atto, sia a livello Svizzero con la Strategia Energetica 2050, sia nel contesto europeo con la progressiva liberalizzazione dei mercati energetici tuttora in atto. Il primo dato che emerge dallo studio dell’O-FPE è che, a partire dal 2015, in Ticino si registra un costo per l’elettricità per le economie domestiche e per le imprese leggermente più alto rispetto a quello del resto della Svizzera e in avvicinamento ai livelli di costo di buona parte della vicina Lombardia. Rispetto a questa Regione, nel quinquennio precedente 2010-2014, la situazione segnava un netto vantaggio per il nostro Cantone: fra i motivi per tale inversione di tendenza vi è da considerare – tra l’altro – l’effetto del tasso di cambio fra franco svizzero ed euro.

Un secondo elemento sottolineato nel rapporto dell’O-FPE riguarda le prospettive nel breve periodo, con un costo complessivo dell’elettricità che dovrebbe restare pressoché stabile per buona parte delle sue componenti. Il costo della corrente elettrica attualmente è composto mediamente per il 31% dalla materia prima, 42% dall’infrastruttura (reti di trasporto e distribuzione), 19% da oneri diversi e tasse, e 7% da oneri per l’incentivazione delle energie rinnovabili. Su quest’ultimo, lo studio prevede modesti aumenti nel caso di esito positivo del referendum del 21 maggio prossimo sulla Strategia Energetica 2050 (Legge federale sull’energia, LEne). Il costo per incentivare le rinnovabili rimarrebbe comunque inferiore rispetto a quello sostenuto dai consumatori lombardi e, in media, degli altri Paesi membri dell’Unione Europea.

Per quanto riguarda il medio periodo, lo studio rileva infine come sia possibile attendersi un modesto aumento del costo delle reti di trasporto e distribuzione, legato alle necessità di ammodernamento e alle ristrutturazioni necessarie per la dismissione delle centrali nucleari esistenti e l'integrazione di un maggior contributo delle fonti rinnovabili.

Il rapporto completo è disponibile qui: www.ofpe.usi.ch/it/energia