Gli ETF sono fonte di scossoni in Borsa?
Servizio comunicazione istituzionale
15 Giugno 2018
Gli Exchange Traded Funds (ETF) sono strumenti finanziari che da diversi anni stanno riscuotendo sempre maggiore successo fra investitori e risparmiatori, soprattutto per via della loro facile negoziabilità e dei costi di gestione contenuti rispetto ai comuni fondi d’investimento, consentendo oltretutto una maggiore diversificazione del portafoglio. In tempi recenti, tuttavia, sono emerse alcune perplessità sul ruolo degli ETF nei mercati finanziari, soprattutto in relazione al loro effetto sulla stabilità dei corsi azionari. Di questo tema si occupa il professor Francesco Franzoni, direttore dell’Istituto di finanza dell’USI (Facoltà di scienze economiche) e Senior Chair dello Swiss Finance Institute (SFI), nel suo articolo “Do ETFs Increase Volatility?” di prossima pubblicazione sul Journal of Finance, la prestigiosa e più importante rivista scientifica di finanza.
Gli ETF, introdotti sui mercati finanziari a metà degli anni ’90 del secolo scorso, sono dei fondi d’investimento ‘passivi’ che replicano l’andamento di indici nell’ambito azionario o in altri settori e che, a differenza dei tradizionali fondi d’investimento, sono scambiati in Borsa alla stregua dei comuni titoli azionari. In pratica, con gli ETF un investitore ha la possibilità di ‘comprare’ tutti i titoli che compongono un determinato indice, senza doverli acquistare uno ad uno (si pensi allo S&P 500 che contiene, appunto, cinquecento azioni), quindi a costi molto inferiori. Il successo degli ETF è tale che oggi il loro valore di mercato complessivo è pari a quello dei tradizionali fondi d’investimento indicizzati.
Il Prof. Franzoni, assieme ai colleghi Itzhak Ben-David (Ohio State University) e Rabih Moussawi (Villanova University), ha analizzato i fenomeni di arbitraggio che concernono gli ETF quotati sulle Borse statunitensi nel periodo 2000-2015. Gli autori partono dalla constatazione che una gran parte del volume generato dalle transazioni sull’ETF che replica l’indice S&P 500 è frutto di puro arbitraggio, cioè di agenti che acquistano o vendono ETF e, allo stesso tempo, vendono e acquistano i titoli azionari sottostanti. L’effetto di queste operazioni è quello di trasferire le dinamiche di mercato (domanda/offerta) dagli ETF ai singoli titoli azionari, incrementando così la volatilità di mercato e, nel caso, anche il rischio di scossoni. Quest’evoluzione sul mercato degli ETF può avere effetti negativi sulla stabilità dei prezzi degli strumenti finanziari, come osservato recentemente con il crollo del popolare ETF “XIV” che ha portato a un aumento della volatilità nel mercato azionario.
Lo studio del Prof. Franzoni e dei suoi co-autori è presentato nell’edizione di giugno dei “Practitioner Roundups”, la pubblicazione mensile dello Swiss Finance Institute – Fondazione sostenuta dalle banche e associazioni bancarie svizzere, e da sei università svizzere fra cui l’USI, che si occupa della ricerca di base, la formazione e il trasferimento del sapere nel ramo della finanza. La finanza bancaria è uno degli indirizzi di studio offerti al Master in Finance dell’USI: www.mfin.usi.ch
Il Practitioner Roundup di giugno è scaricabile qui: http://sfi.ch/system/tdf/Roundup_June18_Italian.pdf?file=1