Misure economiche in Svizzera, in tempi di coronavirus

Uno scorcio di Via Nassa a Lugano e dei commerci chiusi
Uno scorcio di Via Nassa a Lugano e dei commerci chiusi

Servizio comunicazione istituzionale

27 Aprile 2020

Dopo il blocco imposto a tutte le attività non essenziali in Svizzera, il Consiglio federale è intervenuto rapidamente per aiutare l'economia introducendo due misure principali: indennità a sostegno dei lavoratori e prestiti alle imprese per evitare i fallimenti. Questi ultimi, tuttavia, sollevano una serie di interrogativi che riguardano l'impatto sul comportamento delle imprese e l'effetto delle inevitabili insolvenze sull'economia. Il professor Mario Jametti, direttore dell'Istituto di economia politica (IdEP) dell'USI, in un breve video affronta questo tema e parla del dibattito in corso nel Paese.

La settimana scorsa il Consigliere federale Ueli Maurer, a capo del Dipartimento federale delle finanze, ha dichiarato di aspettarsi che circa il 10% delle imprese in Svizzera risulteranno insolventi a seguito della crisi. "La dichiarazione del nostro ministro delle Finanze potrebbe essere troppo ottimistica", commenta il Prof. Jametti. "Se lo mettiamo in un contesto più ampio, stiamo parlando di oltre 10.000 insolvenze, che è più o meno il numero di imprese che falliscono in un anno intero di normale attività economica. Ciò significa che quest'anno ci ritroveremmo con il doppio dei fallimenti e, di conseguenza, un multiplo di licenziamenti nella forza lavoro".

L'argomento dei prestiti alle imprese finanziate dal Governo è molto dibattuto tra gli accademici e gli esperti. La posta in gioco è come affrontare le inadempienze su questi prestiti (che sono, di fatto, delle linee di credito concesse attraverso conti correnti di scoperto), che alla fine resterebbero a carico del Governo federale: i prestiti non rimborsabili dovrebbero essere cancellati? Secondo il Prof. Jametti, "alcuni criteri dovrebbero essere stabiliti, per almeno tre motivi. In primo luogo, dovremmo evitare i fallimenti incontrollati, con le imprese che improvvisamente non riescono a pagare il loro debito, con effetti a catena sull'economia. Secondo, dovremmo evitare di vedere ogni singola azienda andare a chiedere al Governo di rinegoziare il proprio prestito, il che sarebbe non solo un fardello burocratico, ma creerebbe disparità tra le aziende (chi ottiene cosa, e quanto). In terzo luogo, dovremmo analizzare l'impatto di questi crediti incombenti sul comportamento d'investimento delle imprese, che sarebbe cruciale per il riavvio della loro attività".

 

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