Pandemia e chiusure generalizzate, tra vite salvate e benefici monetari

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Servizio comunicazione istituzionale

18 Gennaio 2021

Durante un periodo di pandemia, come quello causato dalla Covid-19, l'imposizione di un confinamento alla popolazione rappresenta una strategia efficace per ridurre i contatti interpersonali e limitare la diffusione del virus. Se tale misura risulta vantaggiosa per la salute pubblica, essa può tuttavia avere un forte impatto negativo sulle attività economiche, come la chiusura di imprese e una conseguente perdita di posti di lavoro e una riduzione dei salari, soprattutto tra i più giovani. Nonostante ciò, una chiusura generalizzata proprio per il fatto che permette di salvare molte vite umane comporta anche ingenti benefici economici. Queste le conclusioni tratte da due assistenti-dottorandi dell'Istituto di economia politica dell'USI (IdEP) in un'analisi delle conseguenze economiche del lockdown attuato in Svizzera per fronteggiare la prima ondata di contagi nella primavera 2020.

 

Il lockdown può aver salvato fino a 35'000 vite

Utilizzando un modello epidemiologico che permette di simulare il numero di contagi e decessi che si sarebbero verificati in assenza del lockdown, Nicolò Gatti e Beatrice Retali, sotto la supervisione del Prof. Fabrizio Mazzonna, hanno stimato che in Svizzera sono state salvate circa 30'000 vite umane. Altri 5'000 decessi sono stati evitati limitando il sovraffollamento ospedaliero, specialmente nelle unità di terapia intensiva.

I due dottorandi dell'IdEP spiegano poi che "adottando alcune metodologie di statistica attuariale abbiamo dedotto che, in termini finanziari, il lockdown attuato nella primavera 2020 ha comportato un beneficio attorno ai 100 miliardi di franchi, una cifra equivalente al 14% del PIL svizzero nel 2019". E proseguono: "considerando che a seguito della prima ondata pandemica il Governo federale ha stanziato 70 miliardi di franchi per compensare le perdite dovute all'interruzione delle attività economiche, le nostre stime mostrano come i benefici del lockdown, in termini di vite salvate, siano stati effettivamente superiori, un risultato che può avere rilevanti implicazioni anche in merito a future scelte politiche".

 

I benefici monetari riguardano sopratutto gli over 65

Dall'analisi di Gatti e Retali si rileva però anche un altro fattore importante sul piano sociale, ovvero che oltre il 65% dei benefici complessivi delle chiusure generalizzate riguardano individui di età superiore a 65 anni - un dato che fa emergere il problema dell'equità intergenerazionale, in quanto i costi del lockdown sono sostenuti principalmente dalle generazioni più giovani (tipicamente i giovani lavoratori affetti dalle chiusure di attività economiche). Il Prof. Fabrizio Mazzonna aggiunge infine che "la concentrazione dei benefici monetari del lockdown tra gli individui più anziani richiede nuovi sistemi di compensazione, che non solo eviterebbero aumenti delle disuguaglianze intergenerazionali a scapito dei giovani, ma favorirebbero anche la disponibilità ad accettare le possibili restrizioni necessarie".