Comunità Energetiche Rinnovabili

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Servizio comunicazione istituzionale

21 Marzo 2022

Quando si parla di energia pulita si fa spesso riferimento a impianti fotovoltaici (pannelli solari) in grado di produrre energia elettrica a chilometro zero favorendo così l'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Accanto al fotovoltaico individuale, che esiste da diversi anni, è stato recentemente introdotto un modello organizzativo collettivo, la Comunità Energetica Rinnovabile (CER). La CER, grazie all'aiuto di reti intelligenti, permette ai consumatori finali, di solito associazioni tra cittadini, attività commerciali, autorità locali o imprese che decidono di unire le proprie forze, di autoprodurre e autoconsumare energia verde. Ne parliamo con la professoressa Barbara Antonioli Mantegazzini, Vicedirettrice dell'Istituto di ricerche economiche (IRE) dell'USI.

La Comunità Energetica Rinnovabile CER riconosce un ruolo fondamentale alla partecipazione di consumatori domestici e industriali all'accelerazione della transizione energetica, migliorandone la consapevolezza. 

Il classico esempio di Comunità Energetica Rinnovabile prevede il posizionamento di un impianto di produzione da rinnovabili, tipicamente fotovoltaico, sui tetti delle abitazioni private o su quelli di strutture pubbliche come asili o scuole. La quota di energia generata viene quindi consumata in loco, riducendo al minimo il transito sulla rete elettrica nazionale. Nella sua forma più ambiziosa e sfidante la CER potrebbe dar vita a un'isola energetica o verde, sempre più indipendente dalla rete di trasmissione centrale. Oltre ai consumatori, la CER può coinvolgere altri stakeholders come gli enti locali, i distributori e aziende e utilities pubbliche e private, di norma nella veste di partner tecnologici.

 

Quali sono i principali vantaggi di questo sistema? 

Le CER possono essere una soluzione innovativa per ambiente, economia e società. In termini ambientali, se diffuse su larga scala, contribuiscono alla produzione di energia rinnovabile, agevolando il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di neutralità climatica fissati al 2050. In termini economici, se basate su un modello di business appropriato, che ponderi accuratamente la ripartizione dei costi e dei ricavi tra i partecipanti, e grazie ai minori costi di trasporto e alle limitate perdite di rete, possono abbattere il costo dell'energia consumata. Se presente, l'energia in eccesso può essere messa a disposizione dei consumatori più vulnerabili, riducendo in tal modo la povertà energetica, intesa come difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. Le CER, infine, rappresentano uno strumento di democratizzazione della gestione energetica, restituendo il governo della gestione nelle mani degli stakeholders coinvolti.

 

Qual è l'impatto delle comunità energetiche per il territorio?

Se opportunamente disegnate e strutturate, le CER possono rappresentare un'occasione di rilancio del tessuto economico e tecnologico del territorio, soprattutto per i comuni di dimensioni medio-piccole. Pensiamo alla loro diffusione in zone come i borghi o zone periurbane, magari caratterizzate da progressivo spopolamento, con l'obiettivo di attrarre persone ed attività produttive. In alcuni casi, sono state pensate in combinazione con la diffusione di tipologie residenziali come un rinnovato social housing o le cooperative di abitazione. In generale, si tratta di modelli che possono rafforzare la coesione sociale. Si aprono inoltre nuovi spazi collaborativi per le imprese energetiche e le multiutilities, che potrebbero proporsi come interlocutori per le CER e gli enti locali grazie alle loro competenze tecniche e manageriali. L'ottimizzazione dell'uso della rete di distribuzione, sottoposta allo stress dell'autoproduzione da impianti locali, riveste infatti un ruolo cruciale.

 

Com'è la situazione in Ticino e in Svizzera? È una forma di ecologia possibile?

L'UE e vari governi nazionali, tra cui la Svizzera, stanno puntando molto sulla loro diffusione, anche mediante programmi di (co)finanziamento. Ad oggi, siamo ancora nella fase iniziale di diffusione di questo modello organizzativo, anche se in alcuni paesi, tipicamente nel Nord Europa, vi sono esempi decisamente avanzati. In Ticino un progetto pilota interessante è la "Lugaggia Innovation Community" (LIC) nella Capriasca. AEM Massagno e Hive Power hanno lavorato per mettere a disposizione di 18 abitazioni l'energia prodotta da un impianto di 30kWp posizionato sul tetto dell'asilo locale. Accanto alla valutazione degli effettivi vantaggi economici e di fattibilità tecnica, il progetto mira anche a valutare il grado di accettazione tra i membri della comunità coinvolti di questa nuova forma di autoconsumo. 

In generale, il successo di iniziative simili dipende in larga parte dalla credibilità del modello di allocazione di costi e ricavi e dalle relative strategie di prezzo, dall'effettivo coinvolgimento dei cittadini e dal grado di efficienza delle reti e delle tecnologie utilizzate.

 

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