Social media e disinformazione

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Servizio comunicazione istituzionale

28 Novembre 2022

I social media, e più in generale le tecnologie digitali, hanno cambiato il nostro accesso alle informazioni mettendo alla prova norme sociali e giuridiche nate in un contesto mediatico diverso da quello attuale. Per riflettere sulle sfide rappresentate in particolare dalla disinformazione la sezione svizzera della Commissione internazionale di giuristi ha organizzato, in collaborazione con diverse Facoltà di giurisprudenza, un ciclo di incontri in tutta la Svizzera nel quale giovani ricercatori sono invitati a presentare i propri lavori a fianco di studiosi affermati. Martedì 22 novembre l’Istituto di diritto dell’USI (IDUSI) ha ospitato uno di questi appuntamenti: “Il diritto alla non disinformazione tra mercato e servizio pubblico” con Antonio Nicita, professore all’Università LUMSA e già membro del  Comitato per il controllo normativo della Commissione europea e Commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) italiana; Marta Taroni, dottoranda all’Università G. d'Annunzio di Chieti-Pescara e Andrea Frattolillo, dottorando all’Università di Losanna.

L'incontro si è aperto con una introduzione della professoressa Federica De Rossa, direttrice dell’IDUSI, sulla necessità di riflettere su come la crescente forza politica ed economica dei social media influisce sul modo in cui esercitiamo le nostre libertà fondamentali e i diritti democratici. La parola è poi passata al professor Antonio Nicita che, partendo da quando contenuto nel suo saggio Il mercato delle verità. Come la disinformazione minaccia la democrazia (Il Mulino 2021), ha illustrato la necessità di superare la metafora del “mercato delle idee”. Secondo questa idea, di cui troviamo traccia ad esempio nel Saggio sulla libertà di John Stuart Mill, la libertà di espressione garantisce che dal confronto di varie opinioni emerge la verità; in quest’ottica liberale si deve quindi favorire la concorrenza garantendo spazio a ogni opinione in un vero e proprio “mercato delle idee” (marketplace of ideas). È questa impostazione che ha ad esempio guidato la regolamentazione di radio e tv negli Stati Uniti. Alla sua base vi è tuttavia un assunto che oggi sappiamo essere problematico: la razionalità e autonomia da parte dei “consumatori di informazione”. Come numerosi studi cognitivi hanno dimostrato, gli esseri umani hanno una razionalità limitata che è oltretutto amplificata dagli algoritmi che oggi, sui social media, selezionano l’informazione profilando gli utenti e proponendo loro ciò che corrisponde alle loro preferenze. Al “mercato delle idee” si sostituisce quindi un “mercato delle verità” che, alimentandosi del mito di una libertà di espressione assoluta e dell’illusione della conoscenza, crea bolle di informazione che in realtà costituiscono luoghi privilegiati per le strategie di manipolazione o disinformazione  dell’utente: il problema non è più tanto l’accesso alle informazioni, quanto la loro selezione. Al centro della regolamentazione dei media dovrebbe esserci, secondo l’autore, non più solo il diritto all’informazione, ma un diritto a non essere disinformato da raggiungere, ad esempio, tramite la trasparenza dei flussi di informazione, il controllo della profilazione e una maggiore responsabilizzazione degli utenti.

La dottoranda Marta Taroni ha presentato una possibile strategia per raggiungere quest’ultimo obiettivo tramite il nudging, la cosiddetta “spinta gentile” presentata da Richard Thaler e Cass Sunstein come un modo alternativo a obblighi e divieti per modificare i comportamenti delle persone. Il nudging agisce soprattutto sulla architettura delle scelte, rendendo più semplici alcune opzioni (come prendere piatti salutari in mensa o donare gli organi) rispetto ad altre e, secondo la ricercatrice, potrebbe essere utilizzato come strumento di contro-manipolazione virtuosa delle dinamiche del mercato digitale delle idee. Taroni ha fatto l’esempio delle policy sul trattamento dei dati personali presenti sui vari siti e che siamo portati ad accettare senza leggere: il nudging potrebbe essere utilizzato per spingere gli utenti verso scelte maggiormente responsabili, segnatamente inducendoli ad accettare solo una selezione di cookies al fine di cedere meno dati personali all’algoritmo.

Il dottorando Andrea Frattolillo ha invece analizzato il possibile ruolo del servizio pubblico moderno nella gestione della misinformazione (diffusione di notizie false) e della disinformazione (misinformazione che ha lo scopo di ingannare e manipolare l’opinione pubblica). Dal punto di vista giuridico, la libertà di opinione tutela la diffusione di notizie false, e ciò malgrado il fatto che la disinformazione limiti il diritto a essere informati. È proprio in questo scollamento che trova spazio il servizio pubblico. Tuttavia per riuscite a svolgere questa funzione di contrasto alla disinformazione il servizio pubblico non può limitarsi, come avviene adesso, alla sola radiotelevisione ma deve includere tutti i media e deve giocare vari ruoli nell'educazione all'informazione e nei progetti di fact-checking.